Tuesday, February 16, 2010

Embrioni: la lista degli scarti

 
da  Avvenire - Inserto "è Vita", 28/01/2010

Qui Londra

Embrioni: la lista degli scarti

di Elisabetta Del Soldato

Anche malattie 'lievi' nell'elenco delle disfunzioni che autorizzano la selezione preimpianto

Alle cliniche del Regno Unito non servirà più un permesso speciale per distruggere gli embrioni che riportano difetti genetici anche minori.

La Human Fertilisation and Embryology Authority, l'ente che regola il settore della fecondazione artificiale ed embriologia, ha pubblicato qualche giorno fa una lista di 116 malattie genetiche ereditarie che se diagnosticate durante la fecondazione artificiale possono dare il via alla distruzione dell'embrione.    La notizia ha sollevato critiche e preoccupazione perché tra queste condizioni ereditarie ce ne sono molte che garantiscono a un essere umano una qualità di vita decorosa e in alcuni casi, come dimostrato in passato, anche eccezionale.     Domenica scorsa il Sunday Times sottolineava come alcuni grandi personaggi della nostra storia, per esempio Abramo Lincoln o Charles De Gaulle, siano riusciti a condurre una vita esemplare nonostante avessero una malattia oggi inclusa nella lista della HFEA, la sindrome Marfan, o come altri, per esempio Pete Sampras, sia riuscito ad eccellere nel tennis anche se malato di talassemia, sempre nell'elenco.  ... leggi tutto, SRM (cortesia Avvenire)

California delusa: le embrionali non piacciono più


da Avvenire - Inserto "è Vita", 04/02/2010


California delusa: le embrionali non piacciono più

di Viviana Daloiso

L'Istituto per la medicina rigenerativa della California nacque cinque anni or sono, animato dalla convinzione che le restrizioni dell'amministrazione Bush sulla ricerca con gli embrioni nella sanità pubblica rappresentassero un anacronistico e insopportabile freno al progresso della scienza.    E così nei laboratori di Los Angeles si cominciò a lavorare sugli embrioni, e a distruggerli per estrarne cellule staminali, con la certezza che quegli esperimenti prima o poi potessero portare alla panacea di tutti i mali, a partire dal Parkinson e dall'Alzheimer.    Si promettevano cure, guarigioni, si lottava in nome della salute dei pazienti, e intanto si muovevano milioni e milioni di dollari - pubblici - di investimento. Risultati?   Zero.

Come in ogni altro laboratorio del pianeta, gli esperimenti con le staminali embrionali non portavano a nulla.   Qualche settimana fa, la svolta: nel silenzio più o meno complice dei media, l'Istituto ha deciso di dirottare la maggior parte dei fondi destinati alla ricerca sullo studio delle staminali adulte, che hanno già offerto alla scienza e alla medicina dozzine di risposte concrete negli ultimi anni.

Una significativa retromarcia, a cominciare dall'aspetto economico della vicenda: il governo della California - che oggi è sull'orlo della bancarotta, con tagli alla spesa sociale - nel 2004 finanziò infatti la nascita dell'Istituto con 3 miliardi di dollari.    E non stupisce che il 12 gennaio, in un aspro editoriale pubblicato sul quotidiano economico di Los Angeles Investor's Business Daily magazine si sottolineasse il clamoroso fallimento del progetto e lo spreco di una così consistente somma di denaro pubblico: «Non ci sono state cure - recita l'articolo in questione -, né terapie, né alcun tipo di progresso. La ricerca sulle staminali embrionali ha fallito».    ... leggi tutto, SRM  (
cortesia Avvenire)

La vita soggetto di diritto e non oggetto di arbitrio

 
da  L'Osservatore Romano - 14 febbraio 2010)


La vita soggetto di diritto e non oggetto di arbitrio


Il discorso del Papa ai partecipanti all'assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita

La legge morale naturale è fondamento della dignità della persona e garanzia da manipolazioni o arbitrii nei confronti della vita umana. Lo ha ribadito il Papa sabato mattina, 13 febbraio, parlando ai partecipanti all'assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita.


Cari Fratelli nell'Episcopato
e nel Sacerdozio,
Illustri Membri della Pontificia Academia Pro Vita
Gentili Signore e Signori!

Sono lieto di accogliervi e di salutarvi cordialmente in occasione dell'Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita, chiamata a riflettere su temi attinenti al rapporto tra bioetica e legge morale naturale, che appaiono sempre più rilevanti nel contesto attuale per i costanti sviluppi in tale ambito scientifico. Rivolgo un particolare saluto a Mons. Rino Fisichella, Presidente di codesta Accademia, ringraziandolo per le cortesi parole che ha voluto rivolgermi a nome dei presenti. Desidero, altresì, estendere il mio personale ringraziamento a ciascuno di voi per il prezioso e insostituibile impegno che svolgete a favore della vita, nei vari contesti di provenienza.

Le problematiche che ruotano intorno al tema della bioetica permettono di verificare quanto le questioni che vi sono sottese pongano in primo piano la questione antropologica. Come affermo nella mia ultima Lettera enciclica Caritas in veritate:  "Campo primario e cruciale della lotta culturale tra l'assolutismo della tecnicità e la responsabilità morale dell'uomo è oggi quello della bioetica, in cui si gioca radicalmente la possibilità stessa di uno sviluppo umano integrale. Si tratta di un ambito delicatissimo e decisivo, in cui emerge con drammatica forza la questione fondamentale:  se l'uomo si sia prodotto da se stesso o se egli dipenda da Dio. Le scoperte scientifiche in questo campo e le possibilità di intervento tecnico sembrano talmente avanzate da imporre la scelta tra le due razionalità:  quella della ragione aperta alla trascendenza o quella della ragione chiusa nell'immanenza" (n. 74). Dinanzi a simili questioni, che toccano in modo così decisivo la vita umana nella sua perenne tensione tra immanenza e trascendenza, e che hanno grande rilevanza per la cultura delle future generazioni, è necessario porre in essere un progetto pedagogico integrale, che permetta di affrontare tali tematiche in una visione positiva, equilibrata e costruttiva, soprattutto nel rapporto tra la fede e la ragione.  ... leggi tutto, SRM  (cortesia L'Osservatore Romano)

In Cristo Dio si è mostrato come ragione e amore

 
da  L'Osservatore Romano, 14 febbraio 2010

In Cristo Dio si è mostrato come ragione e amore


La «lectio divina» di Benedetto XVI durante la visita al Pontificio Seminario Romano Maggiore
"In Cristo, Dio si è mostrato nella sua totale verità, ha mostrato che è ragione e amore, che la ragione eterna è amore e così crea". Lo ha detto il Papa nella lectio divina svolta durante la visita al Pontificio Seminario Romano Maggiore, nella serata di venerdì 12 febbraio.


Eminenza, Eccellenze, Cari amici,

ogni anno è per me una grande gioia essere con i seminaristi della diocesi di Roma, con i giovani che si preparano a rispondere alla chiamata del Signore per essere lavoratori nella sua vigna, sacerdoti del suo mistero. È questa la gioia di vedere che la Chiesa vive, che il futuro della Chiesa è presente anche nelle nostre terre, proprio anche a Roma.
In quest'Anno Sacerdotale, vogliamo essere particolarmente attenti alle parole del Signore concernenti il nostro servizio. Il brano del Vangelo ora letto parla indirettamente, ma profondamente, del nostro Sacramento, della nostra chiamata a stare nella vigna del Signore, ad essere servitori del suo mistero.
In questo breve brano, troviamo alcune parole-chiave, che danno l'indicazione dell'annuncio che il Signore vuole fare con questo testo. "Rimanere":  in questo breve brano, troviamo dieci volte la parola "rimanere"; poi, il nuovo comandamento:  "Amatevi come io vi ho amato", "Non più servi ma amici", "Portate frutto"; e, finalmente:  "Chiedete, pregate e vi sarà dato, vi sarà data la gioia". Preghiamo il Signore perché ci aiuti ad entrare nel senso delle sue parole, perché queste parole possano penetrare il nostro cuore e così possano essere via e vita in noi, con noi e tramite noi.

La prima parola è:  "Rimanete in me, nel mio amore". Il rimanere nel Signore è fondamentale come primo tema di questo brano. Rimanere:  dove? Nell'amore, nell'amore di Cristo, nell'essere amati e nell'amare il Signore. Tutto il capitolo 15 concretizza il luogo del nostro rimanere, perché i primi otto versetti espongono e presentano la parabola della vite:  "Io sono la vite e voi i rami". La vite è un'immagine veterotestamentaria che troviamo sia nei Profeti, sia nei Salmi e ha un duplice significato:  è una parabola per il popolo di Dio, che è la sua vigna. Egli ha piantato una vite in questo mondo, ha coltivato questa vite, ha coltivato la sua vigna, protetto questa sua vigna, e con quale intento? Naturalmente, con l'intento di trovare frutto, di trovare il dono prezioso dell'uva, del vino buono.
E così appare il secondo significato:  il vino è simbolo, è espressione della gioia dell'amore. Il Signore ha creato il suo popolo per trovare la risposta del suo amore e così questa immagine della vite, della vigna, ha un significato sponsale, è espressione del fatto che Dio cerca l'amore della sua creatura, vuole entrare in una relazione d'amore, in una relazione sponsale con il mondo tramite il popolo da lui eletto.

Ma poi la storia concreta è una storia di infedeltà: invece di uva preziosa, vengono prodotte solo piccole "cose immangiabili", non giunge la risposta di questo grande amore, non nasce questa unità, ... leggi tutto, SRM (cortesia L'Osservatore Romano)