Saturday, January 09, 2010

Anche i numeri hanno una materia. Parola di Aristotele


da  L'Osservatore Romano, 7-8 gennaio 2010


Anche i numeri hanno una materia. Parola di Aristotele

I molteplici significati di un termine fondamentale nella storia del pensiero filosofico
Pubblichiamo stralci di una delle relazioni presentate nell'ambito del colloquio internazionale di filosofia intitolato "Materia" in corso a Roma a Villa Mirafiori e organizzato dalle università di Roma La Sapienza e di Verona.

di Enrico Berti

Il glorioso Index aristotelicus di Hermann Bonitz (1870) riporta una decina di passi per quanto riguarda il significato comune del termine hùle ("materia"). Il significato è quello noto a tutti, cioè legno, o materia delle piante, sia terrestri che acquatiche, e quindi anche sterpi, ramoscelli, e più in generale boschi. La prevalenza di passi derivanti dalle opere biologiche conferma che si tratta di materia organica. Quanto al significato tecnico (artis vocabulum) di "materia" in generale, Bonitz dichiara che il primo a introdurlo nella letteratura greca è stato proprio Aristotele, citando al riguardo le ricerche di Waitz (1844) e Engel (1850). A questo proposito, però, va ricordato che lo stesso Aristotele non rivendica alcun primato nella scoperta del concetto di "materia", ma lo attribuisce a quasi tutti i filosofi a lui precedenti in particolare a Platone, anche se ha da ridire sul modo in cui specialmente quest'ultimo lo ha inteso. Ciò rientra nella nota tendenza di Aristotele a trovare conferme delle proprie teorie nel pensiero dei suoi predecessori, attribuendo loro concetti che in realtà sono stati formulati con chiarezza per la prima volta da lui, salvo poi criticare gli stessi predecessori perché non avrebbero formulato tali concetti correttamente, cioè allo stesso modo in cui li ha concepiti lui.

La teoria per la quale Aristotele cerca una conferma nel pensiero dei predecessori è soprattutto la dottrina delle quattro cause, di ciascuna delle quali egli ricostruisce la scoperta nel primo libro della Metafisica, ... leggi tutto, SRM (cortesia L'Osservatore Romano)

Non ci ruba la terra chi ci regala il Cielo

 
da  L'Osservatore Romano, 6 gennaio 2010

Non ci ruba la terra chi ci regala il Cielo

L'Epifania in un inno del V secolo
di Inos Biffi

Se il Natale celebra la venuta di Gesù alla luce nel nascondimento e nella familiare semplicità di una casa non molto dissimile da una grotta, dov'è accolto dalla fede e dalla tenerezza di Maria e di Giuseppe, e dov'è riconosciuto solo dalla premurosa umiltà dei pastori, l'Epifania già ne celebra l'aperta manifestazione quale Figlio di Dio, considerando i segni che lo rivelano:  la stella brillata allo sguardo dei Magi; il battesimo al Giordano; la conversione dell'acqua in vino, a Cana.

Sono i tre "miracoli" cantati dall'inno dei vespri dell'Epifania, un inno formato da strofe tratte dall'ampia e modesta composizione di Sedulio (secolo V):  A solis ortus cardine. ... leggi tutto, SRM (cortesia L'Osservatore Romano
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L'intelligenza aperta alla fede è vera sapienza


da  L'Osservatore Romano, 7-8 gennaio 2010
 

L'intelligenza aperta alla fede è vera sapienza

All'Angelus dell'Epifania il Papa indica nei magi i modelli degli autentici cercatori della verità

I magi sono "modelli degli autentici cercatori della verità", perché "da veri sapienti, sono aperti al mistero che si manifesta in maniera sorprendente". Lo ha sottolineato il Papa all'Angelus della solennità dell'Epifania, recitato mercoledì mattina, 6 gennaio, con i fedeli riuniti in piazza San Pietro.

Cari fratelli e sorelle!

Celebriamo oggi la grande festa dell'Epifania, il mistero della Manifestazione del Signore a tutte le genti, rappresentate dai Magi, venuti dall'Oriente per adorare il Re dei Giudei (cfr. Mt 2, 1-2). San Matteo, che racconta l'avvenimento, sottolinea come essi arrivarono fino a Gerusalemme seguendo una stella, avvistata nel suo sorgere e interpretata quale segno della nascita del Re annunciato dai profeti, cioè del Messia. Giunti, però, a Gerusalemme, i Magi ebbero bisogno delle indicazioni dei sacerdoti e degli scribi per conoscere esattamente il luogo in cui recarsi, cioè Betlemme, la città di Davide (cfr. Mt 2, 5-6; Mic 5, 1). La stella e le Sacre Scritture furono le due luci che guidarono il cammino dei Magi, i quali ci appaiono come modelli degli autentici cercatori della verità.

Essi erano dei sapienti, che scrutavano gli astri e conoscevano la storia dei popoli. Erano uomini di scienza in un senso ampio, che osservavano il cosmo ... leggi tutto, SRM (cortesia L'Osservatore Romano)